Vi presento il Solstizio di Inverno

“Il cuore di un uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle.”  –Vincent Van Gogh, dalle Lettere a Theo Van Gogh-

Il Solstizio d’Inverno è un varco sacro dal valore molto concreto.

È la fase di un ciclo vitale che così è, così è stato e così sempre sarà, come per ogni stagione della Terra, come per ogni stagione dell’essere umano (nascita, maturità, senilità, morte), per ogni momento della giornata (alba, mezzogiorno, tramonto, notte) o dell’incessante evolversi di ogni corpo nell’universo e dell’Universo stesso.  

Il 21 dicembre si arriva davanti alla soglia di questo varco sacro.

Per la medicina tradizionale cinese siamo nel culmine della forza energetica dell’elemento Acqua e del suo solenne potere di Morte e Rinascita (leggi articolo a riguardo: https://ilrifugiodeltao.it/2018/12/06/linverno-e-lelemento-acqua/).

Oggi è la notte più lunga dell’anno, il buio più profondo. Oggi è possibile inoltrarci nelle profondità degli abissi, nelle nostre paure più radicate. La più tremenda delle paure è quella della morte, la paura di sentirsi una nullità giacente nei più nascosti strati della terra.

Eppure, solo una volta andati nel fondo più nero, nella solitudine più attanagliante, scopriamo di brillare ancora e che il nostro anelito punta ancora più intensamente verso la luce.

Solo sotto terra il seme capisce che è vivo e che ritornerà ad essere verde germoglio assetato di sole.

Solo nei periodi più bui la nostra inarrestabile volontà di rinascere si riafferma travolgendo e spazzando via gli argini fatti di incertezze.

La trasformazione infinita della danza della vita è il varco. Oggi più che mai siamo certi che la gioia e la leggerezza di una calda giornata di sole è cosa reale tanto quanto la fredda notte.

Oggi più che mai sappiamo che niente è mai semplicemente Morte.

Dietro il varco delle giornate più buie ci aspetta una nuova alba, una nuova scalpitante, fragorosa  Primavera.  

Esercizio di propriocezione da fare nei giorni invernali: seduti o in piedi mettere una mano sull’altra nella zona ventrale sotto l’ombelico. Provare a percepire e attirare attraverso il calore dei palmi e con l’aiuto di una respirazione lenta e profonda i flussi interni alla zona energetica di Vescica e Reni, i custodi delle acque genetiche primordiali. Volendo riporre poi i palmi sui lombi, uno a destra e uno a sinistra della spina dorsale, per cercare un contatto diretto con i Reni e la parte bassa della colonna vertebrale.

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